Bella, giovane, risoluta e senza un penny, Lydia Leyland giunge a Londra nella felice certezza che nulla e nessuno possano impedirle di ottenere quel che vuole: l'eredità dello zio Basil per il fratello e un marito ricco per sé. Né l'uno né l'altro scopo sembrano tuttavia agevoli da raggiungere, e non soltanto per gli astuti intrighi di un cugino, risoluto quanto a lui a avere per sé l'eredità dello zio e pronto a non respingere alcun mezzo per ottenerla, quanto perché accade a Lydia stessa di non comprendere più quel che vuole. L'eredità dello zio è davvero auspicabile quando, per ottenerla, il fratello dovrebbe rinunciare all'amore e Lydia cedere agli odiosi ricatti dell'astuto (non poi tanto) cugino? Quanto a un marito ricco, le verrebbe offerto su un piatto d'oro, e tutto andrebbe per il meglio (o per il peggio) se Lydia non comprendesse che quel che vuole non è un marito ricco, ma il matrimonio con l'uomo che ama; se non divenisse d'un tratto insolitamente timida e esitante con se stessa; se il visconte Northover non fosse un uomo tanto intollerabile e tanto intollerabilmente affascinante; e se la vecchia e amabile signora Leyland non vedesse torvi intenti dove non esiste che la più limpida generosità. Tuttavia, si intende, la risolutezza di Lydia non si smarrisce se non per brevi attimi di dolorosa incertezza, e l'indomabile signorina Leyland, con l'aiuto della inconsueta risolutezza di Northover, non tarda a comprendere quel che davvero vuole e a ottenerlo nei più felice dei modi. |