traduzione di A.L.Zazo © 1976 - Mondadori © 2005 - Sperling & Kupfer |
Scegliendo di trascorrere la sua esistenza nella solitudine di Undershaw e di condannare alla stessa solitudine la figlia Venetia, sir Francis Lanyon (vedovo inconsolabile sulla cui vedovanza e inconsolabilità è lecito nutrire sospetti) non aveva altro scopo che quello di soddisfare la sua cupa misantropia; e quando, alla morte di lui, il figlio Conway preferì affidare la cura della proprietà a Venetia, ad altro non pensava che a compiacere il suo egoismo. Quanto alla signora Gurnard, la governante dei Lanyon, se aveva un secondo fine il giorno in cui ricordò a Venetia che era giusto tempo di preparare la conserva di more, questo riguardava soltanto la sua eterna rivalità con la Nurse. E tuttavia, se sir Francis, Conway e la signora Gurnard non si fossero comportati così (e naturalmente se Edward Yardley non fosse stato tanto prudente e Aubrey Lanyon tanto imprudente e la signora Vobster tanto bella e Lady Aurelia... no, è prematuro parlare di Lady Aurelia), Venetia Lanyon, bionda, bella, ignara delle lusinghe del mondo come ogni eroina romantica che si rispetti, ma dotata di un'intelligenza penetrante, di uno spirito di indipendenza e di una sincerità assolutamente deplorevoli in un'eroina romantica, non avrebbe forse mai incontrato il Perfido Barone, Lord Damerel, unico neo dell'irreprensibile vicinato, cinico e misterioso libertino le cui avventure costituiscono, per i suoi virtuosi censori, un argomento ben più appassionante della battaglia di Waterloo. E se Conway Lanyon non avesse seguito l'esercito inglese a Waterloo... Con i se, a quanto sembra, non si fa la storia, ma si può fare un romanzo incantevole, come i lettori di Venetia non tarderanno a scoprire. Giacché dall'incontro tra Venetia e il Perfido Barone nasce tutto quanto è prevedibile e molto di quanto è imprevedibile. Poiché anche sul passato di Venetia pesa uno scandalo segreto che lei stessa ignora: il Perfido Barone racchiude in sé un'insospettata nobiltà d'animo: e vicini e parenti cedono all'impulso improvviso di fare dell'esistenza di Venetia l'occupazione principale della loro vita. Poiché infine non è facile essere un libertino, particolarmente quando si vive in una vicenda di Georgette Heyer - una delle più affascinanti e irresistibili tra quelle da lei narrate - e si deve affrontare un'eroina come Venetia, preda troppo ideale, troppo innocente (ma attento, Lord Damerel, l'innocenza non è ingenuità), troppo reprensibilmente pronta a violare le regole del gioco e a trasformarsi da preda in cacciatrice. "Questo mondo feriale" affermano Damerel e William Shakespeare "è pieno di spine" e saranno necessari molti se e molti colpi di scena prima che Georgette Heyer con la sua ineguagliabile gioia di narrare, conduca Venetia e Damerel, attraverso un perfetto e liberissimo meccanismo di coincidenze, equivoci, riconoscimenti improvvisi e inattesi capovolgimenti, alla più felice delle conclusioni. |