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"Valle dell'Erica"
di Elinor Childe


copertina
© 1984 - Mondadori

Una elegante serata musicale, una finestra aperta dal vento di primavera, una sonata bruscamente interrotta, e la bella Daphne Pendleton viene ricondotta indietro di un anno, alla sera del 10 giugno 1780, al ballo mascherato che potrebbe mutare la sua esistenza. Non la sua soltanto. Nerissa Verney, sebbene ignara di quel che accadde al ballo, dovrà tuttavia subirne le conseguenze. Henry Sherington, frivolo e gaio "vagabondo" dalle improvvise malinconie e le affascinanti tenerezze, dovrà egli stesso misurarsi con i ricordi di quella sera di giugno; né meno dovrà farlo sua sorella Beryl. Quanto all'infedele e disarmante Lord Philip Wellford, che ama le donne non meno della filosofia, non vi è dubbio che egli non possa, né, in verità, voglia, ignorare il ballo mascherato del 10 giugno.

Nei giardini e nei viali di Valle dell'Erica, incantevole villaggio della costa del Devon dove l'esistenza scorre armoniosa e solare tra cavalcate, intrighi d'amore, mascherate e balli, la presenza dell'aspra, orgogliosa Nerissa Verney, non meno del ricordo della sera di giugno a Londra, porta improvvisamente, a tratti dolorosamente, la realtà dei fatti e dei sentimenti, dell'amore, della costanza, dell'infedeltà.

E, conducendo con sé Daphne, Henry, Beryl e Wellford nel girotondo della moscacieca, Nerissa muterà quell'incantevole e frivolo gioco in un istante rivelatore che porterà le coppie, quando si saranno a lungo cercate, smarrite, misconosciute, ritrovate e infine riconosciute nel mutevole intreccio della moscacieca, a ricomporsi in una armoniosa e felice figurazione finale.

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