traduzione di A.L.Zazo © 1977 - Mondadori |
Fra le molte conseguenze della battaglia di Waterloo, i libri di storia ne ignorano ostinatamente una. Questo, perché i libri di storia sono spesso pieni di lacune. Giacché nulla meno della battaglia di Waterloo può dipanare l'inestricabile intrigo che lega Charles Audley e Barbara Childe, il conte de Lavisse, George Alastair e Lucy Devenish (e soltanto un comprensibile riserbo ci induce a trascurare Peregrine Taverner e sua moglie Harriet, Judith Taverner e suo marito il conte di Worth, per tacere del duca di Wellington). Barbara Childe, l'incomparabile, irresistibile, perfida Bab, ha infranto più cuori e suscitato più scandali di quanti le sia possibile ricordare. Conquistarne il cuore appare un'impresa disperata poiché Barbara, notoriamente, non ha cuore. E Charles Audley, affascinante fratello del conte di Worth, dovrebbe forse seguire i suggerimenti di Judith che ha deciso di fare di lui il fortunato marito della signorina Devenish. Ma la giovane contessa di Worth, donna di grande bellezza e di molte virtù, non annovera tra queste l'intuito. E se Charles ne seguisse i sempre meno velati suggerimenti potrebbe trovarsi in grave imbarazzo. Oh, senza dubbio, Lucy è una fanciulla impeccabile per ricchezza e virtù (se non per nobiltà di natali), una fanciulla quieta e senza sorprese. Ma dire se l'opaca e virtuosa tranquillità di Lucy non celi sorprese è arduo, almeno quanto lo è dire se l'incomparabile Barbara sia davvero senza cuore. Nulla è quel che sembra, nella scintillante società londinese che nella primavera del 1815 si è data convegno a Bruxelles e ha fatto di quella città tradizionalmente silenziosa la capitale più gaia e frivola d'Europa. Nulla, a cominciare dalla stessa Bruxelles, è davvero quel che sembra, con l'eccezione del conte de Lavisse che è un gentiluomo di indubbio fascino e dubbia reputazione, e del duca di Wellington che - ci affrettiamo a placare le giuste ansie dei lettori - è davvero il duca di Wellington (quanto al giovane Lord Temperley, è Lord Temperley, ma è irrilevante ai fini della narrazione). Ed ecco che sullo sfavillante palcoscenico di Bruxelles, tra balli, feste a corte, cavalcate, parate militari e incantevoli sfoggi di tolette, Barbara e Charles, Lucy e George, Lavisse e Judith riprendono il gioco della realtà e dell'apparenza, reso tanto più mobile e affascinante dalla imprevedibile stravaganza di Barbara, dal virtuoso interessamento di molte virtuose gentildonne, dall'inquieta gaiezza di quella primavera del 1815, a Bruxelles, e dagli equivoci, teneri, beffardi o struggenti, che da sempre accompagnano la commedia dell'amore. Una commedia che si colora qui di tutte le più mutevoli tinte, che minaccia di volgere in tragedia, e che in verità soltanto la battaglia di Waterloo, con la complicità del tutto involontaria del duca di Wellington e di Napoleone, ignari di risolvere tali e tante pene e contrasti d'amore, e del tutto volontaria di Georgette Heyer, porta a compimento. |