© 1985 - Mondadori |
Nel pomeriggio d'ottobre in cui invia alla giovane moglie un drammatico messaggio, sir Aubrey Garwood ignora quali e quante saranno le conseguenze delle brevi parole vergate sul foglio e affidate alle mani di un improvvisato messaggero; tra le autentiche avventure e le fantasiose "mascherate" della sua tumultuosa esistenza, sir Aubrey non di rado smarrisce le "ragioni della ragione", perduto dietro le più generose e più vere e profonde "ragioni dei cuore". Ma Lady Garwood ama piegarsi all'imperio della ragione. O così crede. Poiché, dall'istante in cui abbandona le vaste brughiere dello Yorkshire per la scintillante e multiforme società della Londra fine settecento, nulla, in lei e fuori di lei, sembra più simile a quel che era. Dal conte di Polwarth alla giovane e caparbia Lydia Lovell, dallo scontroso, taciturno, affascinante Simon Selby all'adorabile Fanny Clifford dall'incerto passato, per tacere di David Ashwood e della sua gaia impudenza (sir Aubrey sarebbe il primo a chiedere il silenzio sulla gaia impudenza di Ashwood), tutto sembra cospirare perché realtà e finzione appaiano inestricabilmente intrecciate nella mente bene ordinata e nel candido cuore di Lady Garwood. Il cuore, ha detto qualcuno, conosce ragioni che la ragione non conosce. Ma quando un ballo mascherato, un romantico convegno alle Rocce di Brimham e un tempestoso incontro in un parco di Londra, una inquieta serata a teatro e un pomeriggio di febbraio, in cui le fantasiose "mascherate" di sir Aubrey si mutano in drammatica realtà, scandiscono il cammino di sir Aubrey e Lady Garwood, di Lord Polwarth e di tutti gli altri, e l'amore, spesso inconsapevole e misconosciuto, mai rinnegato, accompagna i loro passi, non è forse possibile che anche la ragione felicemente conosca, e riconosca, le ragioni dei cuore?
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