© 1981 - Mondadori © 2006 - Sperling & Kupfer |
Sono davvero auspicabili le nozze tra la giovane, appassionata Sarah Lonsdale e l'enigmatico marchese di Chainsworth? La cugina di Sarah, la temibile Imogen, bella come una statua gotica e risoluta come un ufficiale degli ussari, sembra crederlo. O non piuttosto pensa di doverlo credere? Sarah è certa che nulla vi sia di meno auspicabile, e quanto a Chainsworth, come di consueto, prende amabilmente e distrattamente tempo. Se Tristram Howard non scegliesse il gelido inverno del 1814 per ritornare a Londra dopo un lungo esilio, se il visconte Demarais non si mutasse sorprendentemente in deus-ex-machina, se Emmeline Ormondsby fosse meno incauta e la signora Lansdown più attenta ai suoi doveri di chaperon, senza dubbio molte cose potrebbero non accadere. Senza dubbio? Quando pure non vi fossero tante singolari coincidenze, come dire se l'inesauribile marchese non saprebbe farle accadere? Seppure le coppie e gli equivoci e le incertezze e gli smarrimenti, in una sorprendente giostra di amori e di schermaglie, sembrino rifrangersi, moltiplicarsi, apparire e svanire, farsi immagini ora liete ora sgomente come in un misterioso gioco di specchi, seppure l'incostanza sia uno dei grandi temi della vicenda umana, l'amore è forse da meno? E in un gioco non accade spesso che il più abile dei giocatori sia felicemente preda dei suoi inganni? Tanti interrogativi non turberebbero davvero il marchese di Chainsworth, amabilmente certo, come senza dubbio accade ai lettori, che "all'inverno del nostro scontento" non possa non seguire la più radiosa delle estati.
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