Intervista a Judith McNaught
A proposito dell’idea prevista inizialmente per "Whitney, my love", Judith ci ha detto: Non ne ho mai parlato a nessuno, e in effetti, l’avevo dimenticato, ma quando ho preso in considerazione la scrittura di "Whitney, my love", il mio eroe doveva essere Nicolas de Ville. Se vi ricordate nella prima scena in cui appare Nicolas, sembra inaccessibile, cosa che lo rende affascinante, e volevo che questo restasse così. L’idea inizialmente prevista per Clayton Westmosterland era di farne un donnaiolo incorreggibile, con una cattiva reputazione, ben meritata. Desideravo utilizzarlo come il catalizzatore che avrebbe obbligato Nicolas a notare Whitney. Poi volevo che Whitney ritornasse in Inghilterra per conquistare Paul, forzando Nicolas a lanciarsi al suo inseguimento, un ruolo per lui inconsueto, e molto divertente per il lettore.
Con quest’idea in testa ho quindi introdotto Clayton al ballo. In questo primo incontro con Whitney le fa un’osservazione suggestiva ed inappropriata che illustra bene la sua attitudine verso le donne. Avevo previsto che avrebbe deciso di farne la sua amante e Matthew Bennet doveva redigere il documento. E’ proprio quello che è successo nel 7° capitolo. Salvo che anche prima che avessi terminato la prima pagina di questo capitolo, tutti i miei piani per Clayton erano evaporati. Non posso spiegare perché, ma a partire dal momento in cui si vede la dimora di Clayton attraverso gli occhi di Matthew, la sua immagine ha cominciato a cambiare ai miei occhi. Qualche pagina dopo, durante il suo incontro con Matthew, ho realizzato che Clayton stava prendendo il controllo del romanzo con la stessa facilita con cui aveva dominato Matthew Bennet. Con la stessa eleganza naturale e forza di volontà di cui aveva dato prova in quella scena - e in quelle che la seguivano - ha semplicemente oltrepassato il suo ruolo. Malgrado questo ho cercato nelle due scene seguenti di renderlo meno presente per mantenere fede alla mia idea originale, ma Clayton non me l’ha lasciato fare, cosa che mi ha sconcertato e frustrato, ma ero agli inizi nella scrittura e non ho saputo diminuire il suo ruolo e la sua personalità.
Mi sono resa conto che il destino mi aveva donato un eroe così forte e vibrante da prendere vita fin dalle prima pagine ed imporre il suo ruolo e la sua maniera di essere. Non sapevo che la spontaneità e la flessibilità potevano trasformare un’idea ordinaria in una storia straordinaria, o che il manoscritto doveva essere scritto in doppia interlinea (non so cosa vuol dire) per essere letto dagli editori. Tutto ciò che sapevo era che Clayton Westmosterland aveva complicato i miei piani e rovinato la mia idea iniziale, e per una ragione inesplicabile l’ho amato per questo. Ecco la verità dimenticata, dietro la finzione
Eroi Biondi
So che nella realtà gli uomini biondi possono essere incredibilmente attraenti, ma per una ragione incomprensibile o inspiegabile, la parola "biondo" m’induce un’immagine subcosciente di femminilità, di fragilità, di dolcezza o forse l’idea che uno si fa del playboy californiano. Non so veramente perché questa parola "biondo" mi ricorda tutte queste immagini vaghe, ma il fatto è questo. Come avete osservato è raro che gli eroi maschili dei romanzi siano biondi. Janet Dailey ha fatto una volta il paragone tra la parola biondo e la sua connotazione femminile e non ho voluto crederle. Due volte ho cercato di dimostrare che potevo scrivere dei romanzi con eroi biondi. Ho provato con Jordan in "Something wonderful" e Matt Farrel in "Paradise "(id. in italiano, N.d.T.). E ogni volta, questa parola "biondo" ha creato tali immagini subliminali nella mia testa che ho cercato inconsciamente di rendere Matt e Jordan più duri e più rudi per compensare il colore dei capelli. Piuttosto che proseguire su questa via che non mi piaceva ho abbandonato ed ammetto la mia sconfitta.
Personaggi favoriti?
Sono incapace di rispondere a questa domanda, anche se ho molto cercato di prendere una decisione su questo argomento. Posso dirvi che il mio eroe storico preferito è incontestabilmente Ian Thorton in "Almost Heaven" ("Occhi Verdi" in italiano, N.d.T.). Il mio eroe contemporaneo è Matt Farrel in "Paradise".
Stranamente non riesco a decidermi per un’eroina preferita, sia che sia degli storici che dei contemporanei, perché ciascuna eroina è stata creata con cura per essere la metà ideale di ciascun eroe. Le mie eroine devono essere tutte indipendenti e affrontare le avversità con spirito, humor, coraggio e compassione. Per scegliere un’eroina dovrei abbassare e fingere d’ignorare le qualità delle mie altre eroine e non posso farlo. Le ammiro troppo, ciascuna di loro, per abbassarle al rango di seconde.
Per ragioni simili non posso scegliere un romanzo preferito. Per esempio avrei la tendenza a scegliere "Almost Heaven", ma "A Kingdom of Dreams" contiene alcune delle migliori scene che io abbia scritto. "Whitney my love" possiede alcuni dei miei migliori dialoghi. "Something Wonderful" comprende alcuni dei miei migliori personaggi secondari… Capite ciò che voglio dire?
Notizie varie sui suoi romanzi
Molti lettori mi dicono che adorano Lisa Pontini in "Paradise", ma non sanno che Lisa - nella versione originale - non era solo innamorata di Parker, ma anche terribilmente gelosa di Meredith. Si sentiva colpevole di avere questo sentimento perché Meredith era sempre stata così gentile con lei, per questo prese della droga per dimenticare il suo risentimento ed il suo sentimento di colpevolezza. Infatti, nella versione originale, Lisa muore a causa di un’overdose. Questa versione era molto forte e sarebbe stata pubblicata senza problemi, ma ho talmente detestato scriverla che verso la metà del libro ho cancellato e riscritto tutto. Ho creato la Lisa che conoscete e adorate. Ma l’altra Lisa continuava a vivere nella mia immaginazione e era difficile metterla in un angolo della mia testa per ricordarmi che la nuova Lisa era una persona fondamentalmente gentile e amabile.
Matt Farrell era un personaggio facile da immaginare e da far vivere. Ha assunto la sua identità ed è restato in accordo con la sua personalità per tutta la durata del libro senza aiuto da parte mia. Ho amato ogni ora che ho passato con lui, e questi caldi sentimenti che avevo per lui sono ancora dentro di me.
D’altro canto, Zack Benedict (protagonista di "Perfect", "Un incontro perfetto" in italiano, N.d.T.) mi ha dato filo da torcere. Avevo la tendenza a renderlo più cupo e rude che buono, e dovevo costantemente addolcirlo e schiarirlo. Inconsciamente, cercavo sicuramente di renderlo differente da Matt, ma per inesplicabili ragioni questo ha creato infinite complicazioni e riscritture delle scene. Zack mi ha posto dei problemi fino alla fine, quando ritorna da Julie ed appare nell’auditorium della scuola. A cominciare da quel momento ha cominciato a vivere da solo, a fare le cose di testa sua. Ma allora il romanzo era quasi finito.
Per ciò che concerne i miei romanzi, ho apprezzato particolarmente "A Kingdom of dreams" perché sento che è più di una storia. Questo romanzo ha una profondità particolare per me, ed i personaggi sono evoluti in modo importante. Jennifer si è finalmente sentita degna di essere amata e Royce è riuscito finalmente a credere in un potere più forte della spada.
Anche "Almost Heaven" è un romanzo che ho apprezzato molto perché Ian e Elizabeth hanno tanta forza e tanto amore da dare.
Per "Once e Always" vale in effetti il contrario. E’ stato il primo libro che ho scritto dopo la morte di mio marito, ci ho messo due anni prima di essere nuovamente capace di prendere la penna in mano. L’amore della mia vita se n’era andato, ed era estremamente doloroso parlare d’amore per la prima volta dopo la sua morte. Spesso la gente cerca di ritrovarmi nei miei personaggi, sia i miei amici che gli estranei, ma io mi ritrovo solo in un personaggio per un solo momento. Sarete sorpresi di sapere che questo personaggio non è una delle mie eroine e nemmeno una donna. Si tratta di Jason in una scena di "Once e Always". Era Jason, solo nel suo ufficio, nell’oscurità, la notte in cui ha creduto che Victoria fosse morta. La rabbia verso Dio, che contrastava con la preghiera verso di lui, tutto questo ero io che vivevo e parlavo attraverso un personaggio. E’ stato difficile scrivere questa scena ed ho pianto tutto il tempo, finché non ho spento il mio computer alle 3 del mattino (mi ricordo anche che ora era), mi sono accorta che mi sentivo meglio e molto più ottimista come non ero mai stata dall’incidente che è costato la vita a mio marito. Ripensandoci, credo di aver avuto bisogno di esprime ciò che sentivo, ma di non aver potuto confidarmi con la mia famiglia o i miei amici, perché non volevo che soffrissero per me.
Intervista originariamente pubblicata sul sito www.lesromantiques.com. Tradotta dal francese da Marta Cinelli.
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